La risposta la troviamo proprio nel “Taiheki” giapponese,
ovvero nel materiale del DNA che in qualche modo predomina e ne definisce la cultura e la prassi di vita. Possiamo assimilare questo materiale genetico al movimento vitale verso l’alto, cioè al sistema nervoso centrale,
che si attiva: in modo soave nella cultura giapponese, in maniera più dinamica e attiva nella cultura anglosassone, sempre, per entrambe le nazionalità, rigorosamente verso l’alto.
Nella cultura giapponese la gerarchia viene filtrata dal senso dell’onore, la pittura disegnata, la scrittura è arte di per sè, la golosità “visuale” giapponese è conosciuta in tutto il mondo,
e la cerebralità, meno spinta, riveste ogni immagine e ogni attività di una “patina” delicata.
Riflessioni. Come compone un mazzo di fiori un fioraio italiano? In base al gusto, alla bellezza, ai colori. In Giappone la stessa azione diventa un’arte sofistiicata, l’Ikebana. E così via, le stesse arti marziali, tanto diffuse in occidente, non sono altro che quelle relative alle caste.
Ecco alcune delle ragioni per cui il Seitai nasce in questa culla, dove l’osservazione è attenta, il linguaggio flessibile ricco di concetti poco strutturato nelle “parole”. Queste sono le stesse ragioni per cui la divulgazione in occidente risulta problebatica e potenzialmente fraintesa.
Questo difficoltà si riflettono soprattutto nella perplessità generale rispetto alla pratica di katsugen, nella comprensione cosciente all’approfondire yuki. Come entrare o meno nel katsugen? Si attiva o no il movimento spontaneo? Come riconoscerlo? Come non incorrere in errori…si può sbagliare a praticare?…Infinite le domande che possono nascere.
Sarebbe sufficiente filtrare la nostra modalità occidentale proprio quella “patina” di cerebralità soave e acquarellata… per fugare ogni dubbio sul valore della cultura Seitai.
Prestare una piccola ma concreta attenzione al contatto delle mani e la ‘percezione (YUKI)della vita che vive’ apparirà.
Portare una piccola percezione, ma intensa e mirata, al proprio movimento interno e farà fluire il katsugen, niente di meno che il nostro movimento vitale spontaneo.
Quando Katsumi Mamine scelse di andare in occidente era indeciso tra varie mete, tra cui anche l’Italia. La casualità lo portò a Barcellona, ma ora che anche viviamo qui in Catalogna, comprendiamo che non fu per una casualità .
In Catalogna è riconoscibile e più evidente rispetto agli altri movimenti vitali lo stesso movimento verso l’alto natìo (giapponese).
Osservazioni.Anche qui tutto sale, salirete per vedere il Parc Guell, vi sembrerà di non arrivare mai e vedrete la città sempre più dall’alto; la tradizione catalana più sentita è quella dei castellers, vere pigne umane dal forte sentito tribale ma orientate verso… l’alto; scuole e parchi giochi costellati di strutture per potersi arrampicare in ogni modo, così come l’attività di scalata, i rockodromi, le sardane con i Giganti e ancora il festival più celebrato d’Europa di volo aerostatico ecc.
Seitai Life. Life project riparte da queste osservazioni per continuare il progetto di divulgazione. Riconoscere investigare aggiungere nuove e continue osservazioni alla prospettiva Seitai.
Comprendiamo la necessità di togliere quella “patina” giapponese del movimento verticale e la necessità di procedere facendo un “innesto” con il potente movimento laterale affinché tutto comunichi e si nutra; e così realizzare una concreta opera di divulgazione della Cultura Seitai, a tutto vantaggio delle nuove generazioni.